FARMACIA DR. BAROSI
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Il Nichel: non solo dermatite da contatto

3/28/2019

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​Quando si pensa alla sensibilità al Nichel, la nostra mente forma subito immagini di dolorosi eczemi a forma dell'ultimo pendente acquistato su una bancarella o "orologi" di irritazione al polso. Senza dubbio la dermatite da contatto è un sintomo importante della reattività al Nichel, ma non è l'unico; un eccesso di certi alimenti può essere altrettanto fastidioso in soggetti sensibili.
Quali alimenti contengono Nichel?

Il Nichel è presente in moltissimi cibi per via della sua abbondante presenza nel suolo, dal quale viene in seguito assorbito da piante e animali che formano la nostra alimentazione; per questo, sarebbe impossibile evitare ogni singolo cibo che ne contenga, ma bisogna prestare attenzione agli alimenti nei quali si trova in quantità elevate:
  • ​Pomodori
  • Spinaci
  • Kiwi
  • Pere
  • Prugne
  • Asparagi
  • Funghi
  • Cacao e cioccolato
  • Mais
  • Avena
  • Lenticchie
  • Cipolla
  • Ostriche
  • Aringhe
  • Cibi in scatola
  • Grassi idrogenati
  • Semi oleosi tostati
​Cosa si può fare per attenuare la reattività?

Innanzitutto la dieta di rotazione, in cui si riservano alcuni giorni di astensione totale dalla sostanza che crea reattività alternati a giorni di reintroduzione graduale nel resto della settimana.

Inoltre, un metodo per ridurre l'assorbimento del Nichel può essere l'assunzione di Vitamina C nel pasto in cui si consumano alimenti ad alta concentrazione di questo metallo.

Per chi fuma, un'altra importante soluzione per arginare il contatto con il Nichel è smettere di fumare o almeno ridurre il più possibile: il fumo di sigaretta infatti consente al Nichel di arrivare a bocca e occhi, nonchè ai polmoni, dai quali passa molto velocemente nel sangue, contribuendo in maniera significativa al sovraccarico.

Questi accorgimenti aiuteranno il nostro organismo a depurarsi dall'eccesso di Nichel, per poterci col tempo godere un bel piatto di pasta al pomodoro, senza rinunce.
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Reattività ed intolleranza: non solo lattosio

3/21/2019

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Oggi il nostro percorso sulle Food Sensitivities si ferma ad una stazione controversa: l'intolleranza al latte è sempre una strada senza ritorno?
È possibile recuperare la tolleranza?
Reattività ed intolleranza: capiamo la differenza

La cosa più importante da cui cominciare è distinguere la reattività al latte dalla semplice intolleranza al lattosio: quella che viene comunemente chiamata intolleranza al lattosio è in realtà una carenza biochimica dell'enzima lattasi, utilizzato per scindere lo zucchero del latte (il lattosio, appunto) in glucosio e galattosio e renderlo digeribile. Se questo enzima viene a mancare, l'organismo non riesce a processare il lattosio, il che provoca sintomi come mal di testa e problemi intestinali.

La reattività alle proteine del latte è causata dall'eccesso di esposizione a prodotti contenenti latte e prodotti di derivazione bovina,  che causano infiammazione con conseguenti sintomi diffusi come colite, acne, gonfiori, difficoltà digestive e artrite.

Se l'intolleranza al lattosio è risolvibile solamente evitando tutte le fonti di lattosio o assumendo enzimi, la reattività alle proteine del latte si può risolvere reinserendo gradualmente nella dieta i prodotti che le contengono, alternando periodi di astinenza per recuperare così la tolleranza.
Quali prodotti contengono proteine del latte?
  • Latte e derivati: tutto il latte anche se privo di lattosio (compreso quello in polvere, condensato o processato), burro, panna, yogurt, tutti i formaggi sia freschi che stagionati;
  • Carne bovina fresca e conservata, brodi ed estratti di carne compresi i dadi, sughi e salse contenenti carne (es. ragù)
  • Dolci e prodotti di pasticceria o da forno: gelati, creme, cioccolato al latte, budini, caramello, preparati per torte, biscotti, cereali o muesli ed alcuni tipi di pane;
  • Alcuni salumi ed insaccati potrebbero contenere latte per via del processo di preparazione, controllare l'etichetta o chiedere al negoziante;
  • Prodotti per bambini come biscotti, pastine, pappe liofilizzate, omogeneizzati e farine lattee;
  • Integratori e prodotti dietetici per sportivi: controllare sempre l'etichetta.
  • Molti prodotti cosmetici: sincerarsi della composizione del prodotto leggendo gli ingredienti;
Alcuni medicinali potrebbero contenere lattosio: non interrompere terapie in corso; consultare sempre il medico di fiducia prima di effettuare variazioni.
Seguendo la dieta a rotazione, anche chi è reattivo potrà festeggiare la tolleranza ritrovata con una torta alla crema o un bel bicchiere di latte!
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Food Sensitivities: Lieviti e fermentati

3/14/2019

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La prossima tappa del nostro viaggio alla scoperta delle Food Sensitivities ci porta  a discutere di lieviti e fermentati, ma prima di parlare di come recuperare la tolleranza a queste sostanze, cerchiamo di capirle meglio:
Cosè la lievitazione?

La lievitazione è un processo di fermentazione, diverso a seconda che si usino lievitanti chimici o naturali, tramite il quale si attiva la produzione di anidride carbonica, un gas che provoca l'aumento di volume dell'impasto.
Cosè la fermentazione?

La fermentazione è la trasformazione degli zuccheri presenti negli alimenti tramite reazioni chimiche messe in atto da microorganismi come lieviti, muffe e batteri.
È dimostrato che chi è reattivo verso i lieviti ha un miglioramento maggiore se si controllano con la dieta a rotazione anche le sostanze fermentate. 
Quali cibi contengono lieviti o sostanze fermentate?
  • Tutti i prodotti lievitati da forno, compresi i prodotti contenenti farina ma non lievito, per via del processo di fermentazione innescato dalla farina durante la cottura in forno (es. pane azzimo); 
  • Formaggi sia stagionati che freschi, compresi il tofu e lo yogurt, anche di soia; 
  • Bevande fermentate come vino, birra e tutti gli altri alcolici, il tè (ad eccezione di quello verde non fermentato);
  • Condimenti come aceto, miele, dadi da brodo e salse come il tamari, la salsa di soia ed il miso. La maionese se industriale, per via del contenuto di aceto;
  • Additivi come l'acido citrico, in quanto derivato da un fungo;
  • Frutta essiccata come datteri, fichi, uva passa;
  • Integratori di lieviti e multivitaminici (particolarmente del gruppo B), fermenti lattici, tutti i prodotti su base alcolica. (Consultare SEMPRE il medico prima di effettuare variazioni)
Masticare bene per evitare la fermentazione

I cibi non sufficientemente masticati restano più a lungo nello stomaco, il che può scatenare un inizio di fermentazione. Per evitarne le conseguenze è consigliabile poggiare la forchetta tra un boccone e l'altro, in modo da rallentare l'assunzione di cibo e permettere una masticazione migliore ed una digestione senza "intoppi".
Come recuperare la tolleranza?

In caso di reattività a queste sostanze, è necessario effettuare un tipo di "dieta" in cui durante la settimana si alterneranno dei giorni di astensione totale a giorni di reintroduzione graduale, in modo da "svezzare" l'organismo al riconoscimento di questi prodotti.
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Food Sensitivities: Il glutine (non solo celiachia)

3/7/2019

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Essere intolleranti al glutine non significa automaticamente essere celiaci, la sensibilità al glutine colpisce una percentuale più alta di popolazione rispetto al numero di celiaci esistenti.
La causa della Gluten Sensitivity in Italia è spesso da ricercarsi nella dieta, in quanto il tipico modo  di mangiare mediterraneo comprende il consumo di grandi quantità di frumento, in svariate forme. Questa "sovraesposizione" causa l'insorgere di sensibilità verso questo alimento e di conseguenza i purtroppo ben noti sintomi (mal di testa, problemi intestinali e dermatologici).
Ma "sbarazzarsi" completamente del glutine non è la soluzione.
Perchè evitare l'assunzione di glutine è controproducente?

L'esclusione totale del glutine in caso di Gluten Sensitivity rischierebbe di scatenare sintomi ancora più acuti nel momento in cui si decidesse di consumarne in via eccezionale (es. il pasticcino ad una festa o la pizza nel weekend).

La Gluten Sensitivity è guaribile?

È fondamentale specificare che la sensibilità al glutine NON È CELIACHIA, ed è per questo che da essa (al contrario della celiachia, che richiede un'astensione TOTALE a tutto ciò che contiene glutine) si può guarire "rieducando" l'organismo alla tolleranza introducendo a giorni alterni piccole quantità di glutine, andando per gradi come si farebbe per svezzare un bambino. Questo reinserimento andrebbe idealmente fatto durante la prima colazione, quando l'organismo è più predisposto a tollerare i nuovi alimenti.
Non solo frumento

Spesso ci dimentichiamo che il frumento non è l'unico cereale disponibile per la nostra alimentazione, ne esistono molteplici che possiamo utilizzare per variare la nostra alimentazione ed evitare il sovraccarico, ad esempio il farro, la segale, il kamut e l'orzo (che contengono glutine) oppure il riso, l'avena, l'amaranto, la quinoa ed il grano saraceno (tutti naturalmente privi di glutine), ovviamente consumati integrali.
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Food Sensitivities: Infiammazione da cibo ed "intolleranze alimentari"

3/1/2019

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Sarà capitato quasi a tutti di "non sentirsi a posto" senza un motivo apparente, e la risposta che di solito ci diamo è "Sarà lo stress".

Ma se fosse il cibo il vero colpevole?
Oggi ci occupiamo di quelle che una volta venivano chiamate "intolleranze alimentari", ora più correttamente definite Food Sensitivities.

Le Food Sensitivities sono strettamente correlate all'infiammazione da cibo.
Cos'è l'infiammazione da cibo?

L'infiammazione da cibo è la produzione da parte dell'organismo di sostanze infiammatorie a seguito di una sensibilizzazione dovuta ad un eccesso di esposizione ad un dato alimento, che può portare a diversi e a volte gravi sintomi.
Quali sono i sintomi dell'infiammazione da cibo?

I sintomi dell'infiammazione da cibo sono diversi e possono presentarsi in ogni parte del nostro organismo:
  • Nell'apparato gastrointestinale può dare, tra gli altri, fenomeni di metorismo, diarrea, reflusso gastroesofageo, nausea e gastrite;
  • Nel sistema respiratorio può causare riniti, difficoltà di respirazione, russamento e altre complicanze;
  • La cute può soffrire, tra le altre cose, di orticaria, dermatiti, prurito e ritenzione idrica;
  • A livello dell'apparato urogenitale si possono avere cistiti, candida o problematiche mestruali;
  • Si può perfino risentirne a livello del sistema nervoso, con cefalee, stanchezza, sonnolenza o insonnia, sbalzi d'umore.
Questi sono solo alcuni esempi di come l'infiammazione da cibo può avere un impatto anche molto forte sulla qualità della vita e sulla salute di chi ne soffre, è quindi di fondamentale importanza diagnosticarla e attenuarla con tutti i mezzi a nostra disposizione.​
Come contrastare l'infiammazione da cibo?

Il test anamnestico QuASA, formato da un questionario sui sintomi ed il comportamento alimentare ed un consulto nutrizionale con personale specializzato, in base ad un punteggio numerico porta a conoscenza degli alimenti a cui si è intolleranti, in modo da poter applicare la dieta a rotazione con più o meno giorni di astinenza dall'esposizione agli stessi, in modo da rieducare l'organismo a tollerarli nuovamente.
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    Dott.ssa Barbara Giannecchini

    Con l'aiuto di un'analisi Bioimpedenziometrica della composizione corporea (BIA 101, Akern), elaboro consigli nutrizionali, aiutando il paziente a raggiungere una corretta alimentazione e uno stile di vita sano e attivo.
    ​

    Dove necessario mi avvalgo dell'aiuto di un test per le Food Sensivities (QuASA) per riuscire ad abbassare lo stato infiammatorio della persona e raggiungere con successo gli obiettivi prefissi: salute e benessere.

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